…is on my mind again – as he often is while contemplating the materially impoverished, but joyous, lively, celebratory, marginal, scrappy, hard-working, essential, common, quotidian, local, humane, modest, austere, resourceful, diverse, connected, localized, sensual, civilized, defiant, earthy, bawdy, slow, simple aspects of Italian culture that are being steamrolled – and then I always remember those brief lucid and prescient thoughts that the great Italian filmmaker and poet suddenly articulated, almost as an after thought, as he was finishing an interview on the beach of the fascist town of Sabaudia which was broadcast on RAI national television on February 7th, 1974 (the year before he was murdered on the Roman beach of Ostia) – declaring that “…the true fascism is really the power of this consumer culture which is destroying Italy” – and instead of simple knee-jerk nostalgia or a conservative retrograde desire to keep things as they were, here was an early vivid sense of the blind thoughtless wholesale cultural, social and ecological gutting that emerged in post-war Italy in the name of short-term convenience, comfort and prosperity which was only just beginning and is still continues. (clip with English subtitles)
Allora io penso questo: che il fascismo, il regime fascista, non è stato altro – in conclusione – che un gruppo di criminali al potere e questo gruppo di criminali al potere non ha potuto in realtà fare niente, non è riuscito ad incidere, nemmeno a scalfire lontanamente la realtà dell’Italia. Sicché Sabaudia, benché ordinata dal Regime secondo certi criteri di carattere razionalistico, estetizzante, accademico, non trova le sue radici nel regime che l’ha ordinata ma trova le sue radici in quella realtà che il fascismo ha dominato tirannicamente, ma che non è riuscito a scalfire. Cioè: è la realtà dell’Italia provinciale, rustica, paleoindustriale che ha prodotto Sabaudia, non il fascismo. Ora, invece, succede il contrario. Il regime è un regime democratico, però quella acculturazione, quella omologazione che il fascismo non è riuscito assolutamente a ottenere, il potere di oggi – cioè il potere della realtà dei consumi –, invece, riesce a ottenere perfettamente, togliendo realtà ai vari modi di essere uomini che l’Italia ha prodotto in modo storicamente molto differenziato. E allora questa acculturazione sta distruggendo, in realtà, l’Italia. E allora io posso dire senz’altro che il vero fascismo è proprio questo potere della civiltà dei consumi che sta distruggendo l’Italia. Questa cosa è avvenuta talmente rapidamente che, in fondo, non ce ne siamo resi conto; è avvenuto tutto negli ultimi cinque, sei, sette, dieci anni; è stato una specie di incubo in cui abbiamo visto l’Italia intorno a noi distruggersi e sparire e adesso, risvegliandoci – forse – da quest’incubo, e guardandoci intorno ci accorgiamo che non c’è più niente da fare. (from transcript on ipercritica)
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